#IODONNACONGLISHORTS: la mia risposta al bodyshaming di IoDonna

22:50

#IODONNACONGLISHORTS, IoDonna, Corriere della Sera, Shorts, Chloe Moretz

#IODONNACONGLISHORTS: l'hashtag è virale!

È una sensazione magica quando il web si unisce per qualcosa per cui pensavi di lottare da sola. Sono anni che parlo di accettazione, sono anni che cerco di far capire che tutti possiamo indossare ciò che ci fa stare bene senza che la nostra taglia sia un problema ed è di qualche giorno fa il mio post riguardo agli shorts che tutti possono indossare. Poi oggi mi capita sotto gli occhi un trafiletto di IoDonna... e svengo. 

#IODONNACONGLISHORTS: preambolo
IoDonna, il femminile del Corriere della Sera, dovrebbe parlare alle donne, delle donne, per le donne. E invece. E invece succede che il figlio di Victoria e David Beckham, Brooklyn Beckham appunto, si fidanza con una giovane e promettente attrice, Chloe Moretz. Succede che vengono fotografati mano nella mano e che la didascalia che accompagna la foto dica, testualmente: "L'attrice non si separa mai neppure dagli shorts. Peccato non sia così magra da poterli indossare con disinvoltura". Non sto scherzando, lo screen che trovate qui sotto è reale (adesso lo hanno rimosso). E'. Tutto. Paurosamente. Vero. Questa splendida 19enne (è del 1997!) perfettamente normopeso e anche discretamente tonica viene definita "non abbastanza magra per gli shorts". Pensate alla violenza intrinseca nel dire una cosa del genere, pensate che brutto ragionamento c'è dietro ad un concetto del genere.

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#IODONNACONGLISHORTS: perché l'hashtag
Non è la prima volta che un giornale di rilevanza nazionale fa uno "scivolone" (scivolone è una parola che non mi piace, sembra che - ops - si siano sbaglianti mentre no, non è uno sbaglio, dire una cosa così è da stronzi) del genere. Siamo ancora succubi di un meccanismo mentale che col BodyShaming ha campato per anni. Si sentono ancora dire cose come "quel vestito con il suo fisico non può permetterselo". Siamo ancora schiavi di una concezione della moda dove c'è chi può indossare certe cose e chi non può, sulla base del fisico, e dove il volere del singolo ("voglio indossare una cosa perché mi fa sentire bene!") non viene neanche preso in considerazione. Mi sono veramente rotta di questa mentalità - sono piena, Maria Giovanna, piena - e se un giornale nazionale non si fa nessuno scrupolo a dire che una ragazzina è grassa quando non lo è, allora ci deve pensare qualcun altro. I media parlano del corpo delle donne come se non ne avessero mai visto uno, scrivono di stereotipi disegnati con Photoshop cercando di plagiare (e spesso riuscendoci) le menti di chi legge verso un concetto di "perfezione" totalmente irreale. Sono scollati dalla realtà. Il corpo delle donne non esiste. Esistono I CORPI e sono tutti diversi e per questo bellissimi. E se una si vuole mettere gli shorts ha il pieno diritto di farlo senza doversi aspettare di essere appellata o derisa. 

Ho creato l'hashtag #IODONNACONGLISHORTS senza alcuna aspettativa, mossa anche un po' dalla rabbia che leggere un commento così cattivo verso una ragazzina mi ha generato. E con la precisa intenzione di inondare il web di foto di donne normali (CIOE' TUTTE) in shorts. In due ore l'hashtag si è piazzato al 2° posto nelle tendenze italiane e ora, mentre scrivo, è ancora là (sopra c'è solo Queen Mary, col suo Temptation Island). Sono arrivati centinaia di tweet e decine di foto, ho letto ragazze farsi forza a vicenda, ho visto gente scandalizzata per la piccolezza mentale di chi, ancora nel 2016, se ne esce con commenti sul fisico altrui. Ho visto il web smuoversi per una causa che ho a cuore da anni. Ed è stato bellissimo.
#IODONNACONGLISHORTS, IoDonna, Corriere della Sera, Shorts, Chloe Moretz

#IODONNACONGLISHORTS: i commenti di quelli che non hanno capito
Ovviamente, quando lanci un tuo pensiero nell'immenso mondo dell'internet, non puoi sapere che seguito avrà. Non sai se verrà letto e/o condiviso, non sai se verrà apprezzato e soprattutto non sai se verrà frainteso. La stragrande maggioranza di chi ha utilizzato il mio hashtag lo ha fatto in linea con lo spirito con cui l'avevo lanciato - la condivisione, la voglia di spezzare tutta questa morbosità nei confronti del corpo altrui - ma c'è stato anche chi lo ha usato in un modo che assolutamente non mi appartiene. Mi dissocio da tutti coloro che hanno scritto cose come "vorrei vedere la giornalista che ha scritto quelle cose indossare gli shorts" oppure "giornalisti di merda" o ancora "la giornalista sarà sicuramente una balena/bidone/palla di cellulite" e altre offese su questa linea. Non si può lottare per non essere disprezzate sulla base del fisico e poi però, alla prima occasione, offendere il corpo di chi a sua volta ha fatto Body Shaming. Non è così che se ne esce. Non è per quello che è nato il tag e sono felice, infatti, che questi casi estremi siano pochi ed isolati. D'altronde io sono responsabile di quello che dico, non di quello che gli altri capiscono. Ma so che chi vuole comprendere, lo aveva già fatto, mentre chi non vuole farlo non lo farà neanche se lo spiego di nuovo. 

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9 commenti

  1. Magari dire anche che cercavi facile pubblicità e grazie alla jena Lucarellei ci sei riuscita? Anche questa è onestà senza lucrare sul corpo delle donne.

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    1. Mi dispiace tu la veda così, non c'è niente di più lontano da me. Se avessi voluto cercare "facile pubblicità" avrei mostrato le tette su Instagram anni fa e di quello che scrivo se ne sarebbero tutti sbattuti il cazzo. Quella che "lucra sul corpo delle donne" di certo non sono io, anzi per quel che conta io lo difendo da anni sul web e fuori.

      Magari firmarsi la prossima volta? Io nelle mie battaglie - più o meno importanti - ci metto la faccia. Tu puoi dire lo stesso?

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  2. Amo questa battaglia! Ma davvero si pensa ancora che le donne vogliano leggere di pance e cosce da ammirare o denigrare? Io voglio leggere di donne che tutti i giorni lavorano e studiano e sudano per realizzare i propri sogni, di donne gentili che fanno piccole grandi cose, di donne creative, di donne che reagiscono (come te ora), di donne che pensano con la propria testa. Voglio leggere anche di moda e svago, certo, ma di quelli vissuti con tanta passione e vero divertimento (chè la moda usata per criticare non è divertente). Grazie Iris!

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  3. Pantaloncni bellissimi, bellissima tu, bellissima l'iniziativa. Se riesco aggiungo la mia foto, che buffo proprio hoggi ho messo i pantaloncini dopo un bel po' ^_^

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  4. Ciao Iris, complimenti per il blog e per aver lanciato l'hashtag #iodonnaconglishorts.
    Purtroppo, l'odio tra donne, l'insulto o la frecciatina vigliacca a chi non rientra in certi canoni estetici sono ancora troppo diffusi... a questo proposito ho deciso di scrivere una cosa che mi è capitata qualche tempo fa. Non c'entrano gli shorts ma, allargando la prospettiva, siamo nello stesso ambito.
    Ad una cena ho incontrato una ragazza, amica di amici, molto interessata di moda. Per qualche ragione, le sono stata subito antipatica e, dopo aver passato la serata a guardarmi con disprezzo, ha affermato (diretta a me) che "il caschetto possono portarlo solo le donne alte, con molti capelli". Io sono una ragazza evidentemente bassa, con i capelli piuttosto fini, e porto il caschetto da una vita, perché è il taglio che mi dona di più. Avrei potuto risponderle per le rime, ma quell'osservazione mi ha ferito parecchio.
    Il fatto è che il modo di truccarsi/abbigliarsi non sono cose secondarie, ma elementi fondamentali per l'identità femminile, e colpire qualche elemento dell'aspetto di una donna significa colpire anche la persona.
    Quindi, ti ringrazio per aver portato all'attenzione di tanti/e il tema della lotta al "body shaming": abbiamo ancora molta strada da fare!
    elli

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    1. Grazie a te per la tua testimonianza! Le donne spesso sono le prime ad essere meschine con le altre e questo mino la base del rapporto civile e della comprensione. Ci vorrebbe più empatia...

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  5. A me succede il contrario: sono alta 1.76 e peso 53 kg, ma sono perfettamente in salute. Il problema è che a scuola mi deridono perché non ho curve e mi chiamano giraffa. Alla società non va bene nulla

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